Truth Well Told, la verità ben raccontata, e molto altro…
Il tema che proponete è affascinante, a parte il fatto che appartiene al mio DNA, perché io ho incominciato in quell’azienda tanti anni fa, quando la pubblicità era solo pubblicità e non avevamo tutte le opportunità di oggi. Ma, a maggior ragione, quello che è stato il tema del motto “la verità ben detta”, che nasceva quasi un secolo fa, pone un tema molto importante: il tema dell’affidabilità delle informazioni.
C’è una cosa molto importante che riguarda la pubblicità che su cui spesso non si riflette. Rispetto, per esempio, ad altre forme di comunicazione come il giornalismo, che spesso affronta i temi attraverso opinioni, noi siamo condannati, come pubblicitari, a dire la verità perché da sempre quello che viene protetto è il consumatore, protetto da affermazioni che possono fuorviare le sue scelte.
Da sempre questa responsabilità più che appartenere a un tema più di tendenza, come la responsabilità sociale, appartiene a un tema di relazione nei confronti del consumatore perché un’informazione non corretta potrebbe condannare un’azienda a una grande sanzione proprio perché danneggerebbe il consumatore. Partendo da questo, è chiaro che il tema della verità rappresenta una grande opportunità per la promessa, perché spesso noi raccontiamo delle storie che promettono prestazioni, condizioni, opportunità di riconoscimento, e questo a maggior ragione rientra nel grande tema di riflessione circa il ruolo etico dell’impresa a cui anche noi pubblicitari siamo chiamati.
Ma, io penso che se un pubblicitario affrontasse questo argomento con la responsabilità che dovrebbe essere legata a questo, probabilmente bisognerebbe anche parlare un po’ di più di codici deontologici. Non si parla più di codici deontologici. Non so quanti dei miei giovani colleghi conosca il codice di autodisciplina che tanti anni fa noi utilizzavamo come faro e punto di riferimento. Oggi le normative sono più complesse e soprattutto è sfumato il tema della costruzione del dire. Qui c’è il secondo pezzo: “ben raccontata”.
Oggi il controllo delle informazioni e delle fonti è molto ambiguo, anche perché il tema della creazione del contenuto si è spostato: il tema della UGC, il tema degli influencer, il tema del diventare fonte di narrazione nei confronti dei pari, si parla dei circuiti relazionali. Bene, qui entra in gioco il tema del rapporto tra il ben raccontare, appunto, quindi la capacità di costruire una narrazione affascinante e intrigante – alcuni dicono sexy – che sia in grado di attrarre, anche perché oggi c’è un problema di quota di attenzione quindi recuperare l’attenzione delle persone all’interno di un mondo con un flusso di comunicazione estremamente impetuoso, ma, soprattutto, sovrabbondante; dall’altra parte il tema della effettiva verifica della qualità informativa.
Questo secondo me è un po’ la sfida che noi dobbiamo affrontare oggi, negli anni 2020 – 2050, perché il confine tra la verità e come viene raccontata è sempre più labile.